torna indietro

A ZIA VIRGINIA, ZI VICIENZO E A " 'NTONIO 'O CIANCO"

Fin da ragazzo ho assistito spesse volte a questa bellissima festa notturna che si tiene ancor oggi nelle campagne di Nocera de' Pagani.

Nella memoria vedo ancora la figura di Virginia ('A Miciogna (mia zia) che insieme a Zì 'Ntonio 'O Cianco (il mancino), a Zi Vicienzo e Zì Giannino suonavano e cantavano dalle 11 di sera alle 7-8 del mattino interrompendosi di tanto in tanto, per rendere omaggio alla Madonna Assunta nel Santuario di Materdomini.

A chi per la prima volta si reca a questa festa il viaggio può sembrare lungo e invece nel ricordo rimane breve, quasi un sogno popolato di Giuvenielli e vicchiarielli che vanno espressamente per danzare in onore della Madonna.

Comitive intere che dalle 8-9 in poi si incamminano per le carraie di campagna e senza che chiedete nulla vi indicano nel buio la strada da seguire, infatti se siete forestieri   basta che seguiate le Paranze nell'oscurità delle campagne, sapendo che tutti quella notte respirano la stessa meta.

Improvvisamente vi trovate come davanti ad un'antica porta di città, in salita, dove una grande folla di persone cammina su due file in un corridoio di tavole imbandite di frutta,carne verdure, Pere e 'o Musso, pasta crisciuta e palatelle d''a Maronna, tutto tra foglie di limoni e mille odori.

Spinti da questo corpo di folla, si arriva finalmente al santuario,luogo santo, dove una grande facciata illuminata da sulle porte del tempio spalancato dove all'interno, verso oriente vi è l'immagine venerata e dove fino a vent'anni addietro tutti passavano dinanzi al trono e chi genuflesso, chi in piedi cantando a Fronna 'e Limone e per devozione deponeva davanti all'immagine sacra un dono (cibo o prodotti della terra) che loro stessi preparavano.

Molti iniziavano il canto chiamandola Signò uoi Rosa d'Argento, Rosa d'Ammore.

Tutti sfregano con fazzoletti e tovaglie la pietra che sta alle sue spalle e poi si toccano il collo, la testa, il viso quasi a trasmettere l'essenza magica e divina della pietra.

Uscendo fuori dal santuari , la stessa gente viene risucchiata nell'incredibile vortice ritmico del TAMMURRO il magico strumento che caratterizza questa festa (e tante altre), e dove suonatori e cantatori uniti ai ballerini VIECCHI E GUAGLIUNI, incominciano a dimenarsi in una danza che con il passare delle ore si fa sempre più avvenente fino quasi a far impazzire le membra del corpo e dove la gente che forma i capannelli viene assalita da questo ritmo che prende tutti dai capelli ai piedi fino a far perdere lo sguardo nel vuoto.

Oggi sono passati 34 anni e la festa è sempre la stessa quest'anno mentre suonavo la mano sul tammurro c'era un vecchio amico di mia zia Virginia (che non ci sta cchiù), Zi Fedele, che cantava sul ritmo e, mentre si divertiva a fare ciò, cantando mi ha detto “Nandù Aiza ll'uocchie e vir 'o cielo”.

Era schiarata matina ed erano passate 7 ore e NUIE SUNAVEMO ANCORA.

torna indietro