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Etnie

Sto percorrendo il viale che dall’ingresso porta all’anfiteatro del Villaggio che ospita la dodicesima edizione dello stage internazionale sulle tradizioni popolari del mondo e a poco a poco comincio a sentire il ritmo Saidi Maxum che ostinatamente avvolge il popolo danzante di Etnie.

Arrivo ai primi bungalow e da uno di essi sbucano due donne vestite da odalische con veli e sonagli e con passo fluido mi affiancano e mi superano movendo il bacino e le braccia in modo asimmetrico;

dal lato opposto alcuni ragazzi con in mano darbukke , djembé e tammorre si uniscono ad esse stimolandole al ballo e unendosi al ritmo flebile spariscono nella penombra mentre da lontano un rosso magenta intenso si riflette sul mare e sembra far danzare la scogliera con il ritmo delle onde, che dalla caletta bianca sale fino alle spalle dei suonatori.

Passo sopra la terrazza della piscina (luogo deputato alla danza da mattina a sera) e quel mattonato vede e sente alternarsi sopra esso piedi che macinano ritmi, controtempi e balzi, che partono dalle danze in cerchio del Peloponneso ansimando sotto le anche della danza Orientale Saidi e roteando sotto la spinta degli adduttori e reni della Capoeira e mi par d’udire ancora le voci  dei Maestri che parlano il greco l’arabo il portoghese, mischiandolo all’Italiano facendolo sembrare una strana forma di volgare delle novelle del Boccaccio o dell’Aretino.

Mi fermo e al mio senso dell’udito ora si è unito quello della vista e dai cespugli di ibiscus si intravedono le danzatrici istigate dal Dio Pan (Saad Ismail) che con la sua voce quasi a frustarle le induce al ballo mentre la gente intorno guarda, ammicca e sembra restia al coinvolgimento odo un altro urlo “ENERGIA”!!!

Saad sembra il domatore che al centro del tendone scuote i felini ma non c’è ne l’uno ne l’altro: è solo il suo battito di mani che schioccante fa alzare gli altri che vengono fagocitati dal ballo.

Proseguo per oltrepassare la parte posteriore dell’anfiteatro e mi ritrovo sulla scogliera dove scorgo sul vicino promontorio un fuoco con delle figure che sembra saltino sopra le lingue che si alzano dal terreno e in controluce vedo un ragazzo di colore (Meste Cobra) che sembra stia tendendo l’arco per far partire un dardo verso il cielo tra il rosso e il nero del tramonto, e non è altro che il suo strumento il Berimbao che accompagnato da due Pandeiros scandisce il ritmo dell’antica danza guerresca Nordestinha Brasileira la “Capoeira” e che vede uomini, donne e bambini volteggiare nell’aria  mentre gli strumenti cambiano mani e le figure  simili a quelle delle marionette del teatro delle Ombre continuano la danza simulando una lotta che da millenni è simbolo d’amicizia.

Questo è forse un breve sogno immaginato in una cala della Terra dei Briganti(che di Lotte tante ne fecero) qui nel cilento antico terra di Parmenide, Velia e Kamaraton nonché terra di Ciclopi raccontati da quell’Oméro che fece cadere in quelle acque il timoniere di Nessuno innamorato e rapito dal canto di quelle splendide Sirene.

Così molta gente che da anni viene a trovarci per apprendere rudimenti e approfondimenti sulla musica delle nostre radici (quelle comuni non divise ne politicamente ne geograficamente) ma con tante affinità Voce, Corpo, Suono, Ritmo, Festa e Rito che spesso sono radicate in noi ma che altrettanto spesso noi facciamo finta di non conoscere….mentre il soffio del vento gonfia le vele della memoria.

 Un Grazie ai miei Amici e Maestri che dall’inizio e ancora oggi dopo quasi 20 anni hanno creduto e credono in questo progetto che continua a navigare grazie al sostegno morale e materiale che tutti i partecipanti ci danno per far crescere e  migliorare   ETNIE.

La Direzione artistica è di Nando Citarella

La Direzione organizzativa è di Milena Giannoni

La segreteria amministrativa e logistica è di Silvia Marzi

Tecnica e fonica di Giovanni Binni

“Personal chef”: Palma

Il Villaggio che ci ospita da quattro anni e il VILLAMARINA a Marina di Camerata (SA)

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